Praticare consapevolezza significa, come dice una bellissima metafora tibetana: “riportare a casa la mente”. Essere nel momento presente con l’attenzione non giudicante rivolta ai nostri contenuti mentali e sensoriali ci fa entrare in intimità con noi stessi.
Spesso siamo così proiettati nel fare, intenti a reagire in modo automatico e compulsivo ai tanti stimoli che attirano la nostra attenzione e che sollecitano i nostri sensi nella quotidiana girandola di attività, che ci dimentichiamo di ascoltare come ci sentiamo, cosa vogliamo, cosa ci serve veramente per essere sereni.
Siamo degli sconosciuti a noi stessi. Ed è spesso un malessere, fisico o psichico, che ci costringe a riorientare l’attenzione verso noi stessi. Ci accorgiamo allora di dedicarci attenzione solo quando stiamo male, e spesso la nostra mente è agitata allora da paura, ansia o depressione.
Per trovare libertà dalla dipendenza alla reattività sensoriale, emozionale e mentale, abbiamo bisogno di fermarci ogni tanto, fare silenzio e rivolgere lo sguardo verso noi stessi. Meditare vuol dire occuparci della nostra mente, renderla bella, dando spazio a qualità che fanno bene e lasciando andare quegli stati confusi e disregolati che ci fanno soffrire.
La mente è il mezzo attraverso cui diventiamo coscienti del mondo interno ed esterno. Ma la mente, se lasciata a se stessa e non coltivata reagisce volubilmente a qualsiasi stimolo la colpisca. Come una scimmietta che compulsivamente volteggia da un albero all’altro senza posa, è sballottata da un pensiero ad un altro, da una emozione ad un’altra, da un conflitto ad un altro, trascinata da desideri continui.
La pratica ci aiuta a renderla calma e lucida, a liberarla dalla modalità del nostro pilota automatico fuori dal nostro controllo nella quale spesso ci si trova, che la offusca e fa sciogliere le emozioni dolorose, a renderla ricettiva e entrare in contatto con la realtà così come essa effettivamente è e non come a volte appare filtrata dalle nostre paure o dai nostri desideri.
La consapevolezza (mindfulness) è la chiave per coltivare e sviluppare le potenzialità della mente.
Fare pratica di consapevolezza permette di:
• porsi in modo più flessibile ed efficace verso l’esperienza cognitiva, emotiva e sensoriale dolorosa;
• aumentare le possibilità di scelta nella propria vita diminuendo la consueta modalità comportamentale automatica;
• lasciar andare la tendenza alla proliferazione mentale liberandosi così da un compulsivo rimuginio sulle esperienze dolorose;
• stare con le difficoltà anziché evitarle, rendendo così possibile superarle;
• smettere di agire, pensare, sentire in base a come ero o vorrei essere e incontrare la vita esattamente così come si è nel presente e così come essa ci si presenta momento per momento con accettazione, fiducia e intimità.